Fellini anarchico

Libro procurabile in 7 giorni; Furono per primi due francesi, il critico Andr? Bazin e pi? tardi lo scrittore Daniel Pennac, a parlare di un ?Fellini anarchico? e cosciente di esserlo. D'altronde il suo cinema - sempre attento ai marginali, di cui racconta i confusi tentativi di rivolta e la fatica di vivere - si ? avvalso di geniali sceneggiatori come Ennio Flaiano, Tonino Guerra o Bernardino Zapponi, alcuni dei quali dichiaratamente anarchici. Ed ? indubbio che anche l'humus romagnolo e il giovanile confronto con il fascismo abbiano influito sulla sua visione della societ?, come risulta evidente in Amarcord, il suo film pi? autobiografico. Ma la diversit? felliniana ? altrettanto evidente in capolavori come Otto e mezzo o La dolce vita, in cui il regista prefigura la mutazione antropologica in atto in Italia, sancendo al contempo la sua irrecuperabilit? di artista a un qualunque ordine borghese. Sono per? le sue ultime opere - Satyricon, Casanova e La voce della luna - quelle in cui la narrazione si fa metafora e giudizio, rendendo infine esplicita l'irriducibile distanza di Fellini da una societ? che non a caso ci mostra nella sua degenerazione festaiola e conformista, nell'euforia consumista della ?sagra dello gnocco?.